Bilanci di sostenibilità: la Commissione UE adotta i 12 standard ESRS

Al via la prima serie di European Sustainability Reporting Standards per la rendicontazione

Il 31 luglio scorso l’EFRAG (European Financial Reporting Advisory), che si occupa dei principi contabili a livello internazionale, ha visto i propri sforzi premiati dalla Commissione europea che ha adottato l’atto delegato contenente la prima serie di standard UE per la rendicontazione di sostenibilità. Gli ESRS erano oggetto di studio dell’ente già a partire dal settembre 2020 e avevano trovato forma, lo scorso dicembre, nella proposta di direttiva sul reporting di sostenibilità CSRD (Corporate Sustainability Reporting Directive). Lo scopo: sostituire il precedente e ormai inadeguato NFRD (Non-Financial Reporting Directive), attuato nel nostro Paese con Decreto legislativo n. 254 del 2016.

 

Cosa sono esattamente gli ESRS

Gli European Sustainability Reporting Standards sono l’atteso strumento migliorativo del Patto Verde Europeo, il green deal anti-inquinamento, che ha fatto della Direttiva sul reporting di sostenibilità delle imprese uno dei suoi principali pilastri. Se quest’ultima già stabiliva alcuni requisiti per la redazione dei rapporti, gli ESRS intervengono ora a fissare nuovi e più specifici indicatori qualitativi: un modo per standardizzare la rendicontazione non finanziaria e impedire ingiuste differenze tra paese e paese in base ai quadri di riferimento nazionali o di altro tipo. Grazie alle nuove linee guida sarà dunque possibile aumentare trasparenza e confrontabilità delle informazioni sulle prestazioni ambientali, sociali e di governance delle aziende.

Il primo dei due set di valorizzazione delle imprese più green

Il nuovo framework unico europeo per la rendicontazione di sostenibilità ha adottato pochi giorni fa il primo gruppo di standard (cross-cutting e topical), 12 in tutto, cui secondo programma farà seguito un secondo set, specifico per settore e PMI, entro il 30 giugno 2024.

Le 12 linee guida da poco emanate sono così suddivise:

  • 2 di standard generale (indicazioni trasversali che si applicano a tutti gli ambiti di rendicontazione);
  • 5 a tematica ambientale (cambiamento climatico, inquinamento, risorse idriche e marine, biodiversità ed ecosistemi, economia circolare);
  • 4 di carattere sociale (forza lavoro, lavoratori della catena del valore, consumatori e utenti finali);
  • 1 a tema governance (la condotta aziendale).

La doppia materialità

Ogni standard è chiamato a valutare, in parallelo, scelte e azioni delle aziende sia in merito all’impatto ambientale che dal punto di vista finanziario. Il primo si riferisce in particolare all’effetto materiale, concreto o potenziale, sia positivo che negativo, che l’azienda produca su persone e ambiente nel breve, medio e lungo periodo, tanto per via della sua attività di produzione che per le eventuali ricadute commerciali. Il secondo, invece, si basa sulle informazioni utili a investitori, finanziatori e creditori che debbano valutare in che misura la sostenibilità dell’azienda incida su flussi di cassa, sviluppo, rendimento, posizione, costo del capitale o accesso al finanziamento.

La Commissione europea ha inteso, introducendo ufficialmente gli ESRS, andar incontro alle aziende sottoponendo requisiti informativi e dati a una valutazione di materialità, così da ridurre gli oneri per l’imprenditore. A seconda delle dimensioni dell’azienda, inoltre, è prevista una gradualità nel fornire la totalità dei dati (come quelli di certe emissioni o l’impatto su comunità, utenti e consumatori) che possono attendere, a seconda del requisito richiesto, da uno a due anni. Anche circa alcune informazioni a carattere finanziario o specifici indicatori, infine, la Commissione ha introdotto una flessibilità maggiore rispetto a quanto in origine previsto dall’EFRAG.