Giro di vite sull’ecosistema delle start up col nuovo provvedimento legislativo
È la Legge n. 193 del 16 dicembre scorso a fare da volano al cambiamento, introducendo l’obbligo d’essere una Pmi, specifichi criteri per ammissione o permanenza nelle liste speciali, e l’inclusione tra gli incubatori certificati delle attività di supporto e accelerazione. Ma il 2025 vedrà anche mutamenti a tema di agevolazioni fiscali e incentivi agli investimenti (come ad esempio la detrazione ai fini delle imposte dirette, che è abrogata per le Pmi innovative mentre, solo permane per le Start up innovative, ma per quelle prevede l’aumento dal 50% al 65%).
Maggiore selettività in partenza e in corso d’opera
Obiettivo del Legislatore, già intervenuto a disciplinare Start up innovative, Pmi innovative e incubatori certificati, con la Legge n. 162 del 28 ottobre 2024, sembra essere quello di favorire le Start up realmente innovative a discapito di quante indebolirebbero il sistema, così stimolando concorrenzialità e investimenti mirati. Essere Pmi e “guadagnare” anni d’iscrizione al registro speciale
La recente normativa, in accoglienza d’una raccomandazione UE risalente al 2023 e in modificazione dell’art. 25, comma 2, del Decreto Legge n. 179 del 18 ottobre 2012, introduce l’obbligo per le Start up innovative d’essere una Pmi, così da evitarne l’attribuzione a quante non siano in realtà che mere emanazioni di grandi imprese o gruppi. Tale obbligo dovrebbe riportare lo sviluppo di soluzioni tecnologiche ad essere, se non l’unico, il primo e vero focus di questo tipo di Start up. Analogamente, la permanenza nella sezione speciale del Registro delle imprese (e relativi vantaggi a carattere fiscale) è ridotta dalla Legge n. 193 dai 5 a 3 anni. Fanno eccezione le imprese che sappiano dimostrare:
- incremento del 25% delle spese in R&S;
- stipula di un contratto di sperimentazione con una PA;
- aumento del 50% dei ricavi o dell’occupazione dal secondo al terzo anno;
- riserva patrimoniale superiore a 50.000 euro;
- ottenimento di un brevetto.
È chiaro come questo aumenti la competitività, premi le Start up più efficienti e stimoli quella costante tensione all’innovazione che dovrebbe in primis definirle. E se questa è lo stringente scopo della Legge n.193, sono a comprova previste ulteriori dilazioni di 2 o 4 anni nello status di Start up innovative della sezione speciale a quante sappiano raggiungere uno specifico aumento di capitale o ricavi. Specifici parametri e tempistiche per l’adeguamento interesseranno infine le Start up già iscritte nel registro speciale prima dell’inizio del 2025 e con meno di 3 anni di permanenza in esso.
Ampliato il ruolo degli incubatori certificati
Come anticipato, la normativa somma alle attività già in precedenza previste per il riconoscimento dello status d’incubatore, quelle di supporto e accelerazione delle startup innovative. Questo comporta la possibilità d’adire a nuovi, specifici registri speciali, ma concorre anche a meglio circoscrivere eventuali agevolazioni fiscali. A questo proposito è stabilito che incubatori e acceleratori certificati possano godere di un contributo sotto forma di credito d’imposta, pari all’8% della somma investita nel capitale sociale della start up innovativa. Sono ammesse all’agevolazione anche Oicr o società terze che investano prevalentemente in start up innovative fino ad un massimo di 1.800.000 euro.