Indipendentemente dal regime contabile adottato sostituisce in parte o in toto l’irpef
Obbiettivo: incentivare il lavoro autonomo e imprenditoriale. Questa la ratio che ha spinto il Governo ad inserire nella Legge di bilancio la tanto attesa Flax tax incrementale ad uso “degli esercenti attività d’impresa o arti e professioni che non utilizzano il regime forfettario”. A disciplinarla, i commi 55, 56 e 57. L’agevolazione, va detto, si riferisce al solo anno in corso (cioè al prossimo periodo d’imposta) e potrebbe far pensare sia difficile da calcolare: tutto il contrario! In questo articolo vi spieghiamo perché…
Cos’è la Flat tax incrementale
Quella da poco introdotta per il 2023 è una tassa “piatta” sostitutiva dell’Irpef e relative addizionali (regionale e comunale) con aliquota proporzionale al 15%. Cosa significa? Che i titolari di partita Iva dovranno versare un’aliquota contributiva pari al 15% calcolata non già sul reddito, ma sugli incrementi di reddito che l’anno in corso rileverà come superiori rispetto ai tre precedenti (2020, 21 e 22), fino a un tetto massimo di 40mila euro.
Entrando ancor più nello specifico: la suddetta imposta si applicherà sul maggior reddito del 2023 rispetto al maggiore tra quelli conseguiti nei tre anni d’osservazione. La differenza, al netto di una franchigia del 5%, sarà quindi assoggettata al prelievo sostitutivo al posto dell’irpef progressiva. La franchigia, in buona sostanza, rappresenta un’esenzione straordinaria sull’importo più elevato tra quelli dichiarati dal 2020 al 2022 compreso, e andrà decurtata dalla differenza tra i due valori di reddito sopra accennati.
Come si calcola
Specifichiamo da subito come i redditi cui la Flat tax incrementale fa riferimento siano esclusivamente quelli frutto di lavoro autonomo. Non vanno quindi pesi in considerazione ulteriori redditi d’altra natura eventualmente conseguiti nei suddetti periodi d’imposta.
A questo punto basterà suddividere il reddito 2023 in due parti:
- la differenza tra il reddito di lavoro autonomo di quest’anno e l’ammontare di quello più elevato conseguito tra gli anni 2020, 2021 e 2022 aumentato del 5% (detta risultante beneficerà, fino a ad un massimo di 40mila euro, dell’applicazione del 15% di flat tax);
- l’eventuale restante quota di reddito cui saranno applicati oneri Irpef e relative addizionali.
E se ho iniziato l’attività dopo il 2020?
Su questo punto ancora si attendono chiarimenti ma, in linea di principio, sembrerebbe che la flat tax possa applicarsi a patto che sussista almeno un reddito da porre a confronto con quello del 2023. Vero è che, come facilmente comprensibile, un simile caso favorirebbe il sussistere stesso di un reddito incrementale favorendo il contribuente con minor termini di confronto sui redditi pregressi. Ecco perché è auspicabile che l’Agenzia delle Entrate intervenga quanto prima a dirimere la questione.
E l’acconto sul periodo d’imposta 2024?
È il comma n.57 a intervenire in merito, osservando come “Nella determinazione degli acconti dovuti ai fini dell’imposta sul reddito delle persone fisiche e relative addizionali per il periodo d’imposta 2024 si assume, quale imposta del periodo precedente, quella che si sarebbe determinata non applicando le disposizioni dei commi 55 e 56”.
Per qualsiasi dubbio, chiarimento, o per conoscere eventuali novità rispetto al tema trattato non mancate di consultare il vostro commercialista: saprà orientarvi circa metodi d’applicazione e fornirvi tutte le indicazioni del caso.