Razionalizzati i redditi da lavoro autonomo, spinta alle aggregazioni
Il 3 dicembre l’esame definitivo del Consiglio dei Ministri ha approvato il Decreto legislativo sulla Revisione del regime impositivo dei redditi (Irpef e Ires) che dunque vedrà a breve la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale. Confermato il testo già sottoposto in esame preliminare lo scorso 30 aprile, la Riforma fiscale s’arricchisce in particolare di nuovi strumenti utili alla determinazione del reddito tanto delle persone fisiche che di quelle giuridiche, con in più modifiche che interessano le diverse categorie reddituali.
I redditi da lavoro autonomo
Il Decreto riscrive l’articolo n. 54 del Tuir razionalizzando la stessa definizione di categoria reddituale. Stabilisce in particolare come il reddito derivante dall’“esercizio di arti e professioni” si componga della differenza tra tutte le somme e i valori a qualunque titolo percepiti, cui sommare l’interezza delle spese sostenute nel medesimo periodo d’imposta. Non concorrono a formare reddito: i contributi previdenziali e assistenziali; l’eventuale rimborso spese sostenuto dall’esercente per un incarico e addebitate analiticamente in capo al committente; il riaddebito a soggetti terzi delle spese sostenute per l’uso comune degli immobili utilizzati, anche in modo promiscuo, per l’esercizio dell’attività e dei servizi connessi.
Scopo del Legislatore è rendere più somigliante il reddito da lavoro autonomo a quello d’impresa semplificando così il sistema di calcolo. Per gli studi professionali è inoltre introdotta la possibilità d’aggregarsi in regime di neutralità fiscale, così stimolando crescita e competitività.
La valorizzazione dei redditi agrari
Novità attese e importanti interessano soprattutto il settore agrario, che vede “introdotte regole che valorizzano le colture innovative, come le vertical farm e le colture idroponiche” con l’obbiettivo, come sottolineato da Viceministro Leo, di “sostenere un’agricoltura tecnologica e moderna, che renda il nostro Paese, anche dal punto di vista fiscale, al passo con i tempi”.
Il reddito d’impresa
In seno al Decreto spicca, a vantaggio delle imprese, la riduzione del doppio binario civilistico-fiscale che, accanto a semplificazione e razionalizzazione della disciplina, garantisca un trattamento fiscale uniforme per tutte le fattispecie rilevanti, comprese quelle di cambiamento dell’assetto contabile. Una scelta che mira anche a limitare possibili arbitraggi tra realizzi non imponibili e assunzioni di valori fiscalmente riconosciuti. Rivoluzionato inoltre anche il sistema di riporto delle perdite infragruppo, che viene così a trovarsi più vicino agli standard europei. Il Decreto interviene infine a meglio disciplinare la scissione per scorporo e rivedere le operazioni di conferimento e liquidazione.
Ammortamenti e Iva
Accogliendo alcuni suggerimenti pervenuti dalle commissioni parlamentari, il Decreto va nella direzione d’un periodo di ammortamento costi d’acquisizione della clientela e d’altri elementi immateriali non superiore a 5 anni.