Da pianificazione successoria a efficienza fiscale passando per flessibilità e segregazione
Preservare il patrimonio familiare, garantire continuità nella gestione, favorire il passaggio generazionale, ma anche perseguire specifiche finalità commerciali, assicurare alla società determinati contratti, gestire quote sociali, ottenere vantaggi fiscali: queste e tante altre le finalità di un trust. Che in caso annoveri prevalentemente il possesso di partecipazioni, magari anche di società (di capitali o persone) straniere, prende il nome di “trust holding”. Vediamo a cosa deve i suoi pregi.
I limiti della sola holding
Si tratta di una società che detiene quote/azioni di società terze, oltre eventualmente a proprietà immobiliari. Di agile gestione, adatta anche a piccoli imprenditori, necessita tuttavia di una concreta maggioranza e adeguata rigidità dell’assetto societario che, qualora vengano meno (si pensi ad esempio alla morte del socio di riferimento) possono gettare la società in profonda incertezza. Oltre questo va ricordato che le quote/azioni della holding sono aggredibili da eventuali creditori dei soci (diverso sarebbe per le holding società di persone), con un possibile impatto sull’assetto societario. Una holding è infine potenzialmente tenuta all’obbligo di redazione di bilancio consolidato.
Cos’è il trust
È uno strumento giuridico che prevede, da parte di un Disponente, la designazione del “Trustee” quale figura incaricata e obbligata a perseguire, a favore dei Beneficiari, uno specifico scopo per cui il trust stesso è creato. A vigilarne l’operato in sua attinenza è il Guardiano. Il nostro Paese mutua le normative del Trust dall’estero per mezzo della Legge 16 ottobre 1989, n. 364 in ratifica ed esecuzione di quanto adottato dalla Convenzione dell’Aja del 1° luglio 1985.
Uno dei principali obiettivi del trust è la segregazione, cioè il trasferimento di beni su di un fondo a nome del Trustee (senza tuttavia che nel mentre figurino come suo patrimonio proprio) perché questi li destini o ne faccia vantaggio ai Beneficiari (ovviamente nelle forme e con le tempistiche stabilite ad hoc dal regolamento del trust stesso all’epoca dell’istituzione).
Vantaggi del trust holding
Come trust holding, la presa in carico dei beni da parte del Trustee consente di proteggerli da qualsivoglia rivendicazione da parte di creditori. La sua presenza, unitamente a quella del Guardiano e al regolamento di trust, fa inoltre sì che all’eventuale scomparsa del socio di riferimento dell’azienda, la stessa non rischi la paralisi.
Come trust holding la detenzione di quote societarie può essere funzionale al riassetto del Gruppo e si dimostra particolarmente utile in caso di passaggio generazionale, specialmente laddove si voglia instradare una specifica continuità da parte del fondatore. È il caso, ad esempio, di un imprenditore che abbia sì individuato fra i suoi eredi il “delfino” designato, ma prima che gli sia affidato il controllo del Gruppo desideri che lo stesso sia accompagnato e guidato dal Trustee a debita conoscenza delle società, oltre che responsabilizzato alle future mansioni. Infine, come precisato dalla Circolare n. 34/2022 dell’Agenzia, l’imposta sulle successioni e donazioni non si applica “in entrata” al momento della dotazione del trust, bensì “in uscita”, cioè in sede di attribuzione dei beni ai beneficiari, con aliquota e franchigia determinate a seconda del grado di parentela tra Disponente e Beneficiario.
Particolari vantaggi, va infine evidenziato, potrebbero interessare il regime impositivo dei dividendi, specialmente in caso provengano da società straniere. A differenza della holding, va inoltre ricordato, un trust holding non è soggetto all’obbligo di redazione del bilancio consolidato e non risulta soggetto, a determinate condizioni, alle responsabilità connesse alla cd. direzione e coordinamento.