La recente sentenza chiarisce come procedere in caso di legittima e beni relitti
Alla data d’apertura dell’iter successorio il calcolo della quota spettante per legittima prende le mosse dal valore dei beni ereditari e di quelli donati dal defunto nel corso della vita. Quello dei beni in comunione, se da quel primo step è trascorso del tempo, deve invece, al fine di stabilire le congrue assegnazioni, basarsi di necessità sul valore alla data della divisione stessa tra gli eredi. Così facendo, infatti, non si corre il rischio di sottostimare eventuali aumenti o depauperamenti di valore subiti dai beni nel tempo. La stima concorrerà a stabilire la corretta quota di comproprietà spettante. A stabilirlo la recente sentenza della Cassazione n. 31125 datata all’8 novembre scorso.
Cos’è la “legittima”
Secondo quanto disciplinato dall’art. 536 e seguenti del Codice civile la legittima è quella porzione di eredità che spetta per legge a specifici soggetti anche in presenza di specifiche e divergenti volontà testamentarie espresse dal testatore. I legittimari, in particolare, sono nel nostro ordinamento da ritenersi: il coniuge o sottoscrittore di unione civile (Legge “Cirinnà” art. n. 76 del 20 maggio 2016), i figli (ivi compresi quelli adottivi) o loro eventuali discendenti (in caso di premorte dei genitori). Qualora non vi siano figli o nipoti la successione “necessaria” si applica infine agli ascendenti.
Il caso legale
L’importante chiarimento di cui si sono fatti carico i giudici prende le mosse da una lunga e complessa vicenda giudiziaria che ha avuto inizio nel 1985 proseguendo con alterne vicende (e non ultimo pregresse indicazioni della stessa Cassazione). All’origine del contendere un ricorso per il sequestro giudiziario di tutti i beni del padre avanzato da uno dei due figli dopo che l’altro, morto il genitore e rinvenuto un testamento olografo che lo nominava unico erede, aveva inteso disporne in toto.
A giustificazione l’erede unico aveva opposto alla ricorrente sorella, in sostituzione della legittima, un legato avente ad oggetto un bene immobile già in precedenza dalla sorella ricevuto e rifiutato. Tra i motivi del ricorso di quest’ultima alla Suprema Corte, in più, anche il fatto che la Corte di merito ha calcolato il valore dei beni al momento dell’apertura della successione, senza considerare l’incremento che gli stessi avrebbero avuto nel corso del tempo. Una questione non di poco conto se si considera che da allora sono passati 38 anni.
La sentenza
Dei 7 punti sottoposti alla Cassazione 6 sono stati totalmente o parzialmente rigettati, ma l’unico degno di nota è proprio quello che fa, come sopra accennato, chiarezza su tempi e modalità del calcolo del valore dei beni. I giudici hanno rinviato il contenzioso in Corte d’Appello, stabilendo però nel mentre le basi per il corretto computo delle spettanze in termini di comproprietà e ponendo un importante punto fermo procedurale in un contesto compresso come quello di lesione di legittima.